Febbraio 2023

Andrea Stoppini è il miglior tennista mai espresso dalla Provincia Autonoma di Trento. Al "Città di Rovereto" svolge il ruolo di testimonial e racconta come sta vivendo il torneo e si concede un po' di amarcord, a partire dalla leggendaria vittoria contro Andre Agassi a Washington, sulla quale svela un aneddoto che non molti conoscono... Questo e molto altro in una bella chiacchierata sulle tribune del campo centrale del Circolo Tennis Rovereto.
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Per avere un giocatore italiano nei quarti, il pubblico di Rovereto si aggrappa a Giulio Zeppieri. Il ragazzo di Latina ha confermato il suo ottimo stato di forma: reduce dalla vittoria a Cherbourg, ha vinto la sua sesta partita di fila battendo Gianmarco Ferrari in un derby tutto italiano. Nonostante sia più giovane di un anno rispetto al toscano, vanta una maggiore esperienza in tornei di questo livello e l'ha fatta valere con un rapido 6-1 6-3. Il match è durato meno di un'ora, al punto da costringerlo a una durissima sessione di preparazione atletica: dopo il match, il suo preparatore Massimiliano Pinducciu lo ha portato con sé in palestra e lo ha fatto lavorare per due ore. Al secondo turno se la vedrà con il qualificato britannico Charles Broom. C'è un pizzico di rammarico per Marcello Serafini: dopo la rimonta al primo turno contro Matteo Gigante, stava per ripetersi contro il belga Gauther Onclin. Il romagnolo è rimasto in campo per più di due ore e si è arreso col punteggio di 6-4 2-6 7-5. Nel terzo set si è trovato in svantaggio 4-1 (con doppio break) e ha saputo ricucire il punteggio, vincendo quattro game di fila. Contro Gigante aveva portato a casa il quinto, mentre stavolta si è bloccato sul più bello. Nell'ultimo game si è trovato 0-40 sul servizio del belga, ma non è riuscito a trascinare la partita al tie-break. Per lui rimane un'ottima esperienza: ha passato per la prima volta il primo turno in un Challenger e ha giocato alla pari contro un avversario che lo precede di quasi 300 posizioni. Classe 2002, ha confermato di aver meritato la wild card e trarrà fiducia da questa esperienza. La buona notizia è che possiede notevoli margini di miglioramento: il suo tennis si fonda su un

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“Per me è come un figlio”. Poche parole svelano tante cose. Per esempio, i sentimenti di coach Norberto Valsecchi nei confronti del suo allievo Kaichi Uchida. Parole che introducono una gran bella storia di tennis. Una storia nascosta alla narrativa mainstream, ma che merita di essere raccontata. Qualche ore prima, il giapponese aveva raggiunto i quarti agli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It) vincendo un match complicatissimo contro l'ex top-50 Peter Gojowczyk. Punteggio schizofrenico, 1-6 6-1 7-6, ma non così sorprendente dopo aver conosciuto meglio la realtà di Uchida. “È stato un match molto duro, anche perché non ho servito bene – ha sussurrato il 28enne di Osaka – non c'era ritmo, a un certo punto ho provato soltanto a tenere in campo più palle possibili”. Dopo aver fallito tre matchpoint sul 6-5 del terzo, in un game di ben 26 punti, ha dominato il tie-break. Salvo sorprese, nei quarti se la vedrà con il numero 1 del tabellone e favorito del torneo, Jurij Rodionov. Nonostante sia il numero 4 del Giappone e sia ormai stabile tra i top-200 ATP, Uchida è poco più che un carneade. Non possiede una biografia sul sito ATP, le ricerche online non danno esito e il suo account Instagram è prevalentemente in giapponese. Eppure lavora da una vita con lo stesso coach, un argentino che da 30 anni risiede negli Stati Uniti e lavora presso la IMG Academy di Bradenton. Un argentino con una vasta carriera alle spalle, e che negli ultimi quindici anni si è specializzato in tennisti giapponesi. Sono passati tra le sue mani Kei Nishikori, Yoshihito Nishioka e Yasutaka Uchyama. “È frutto di una partnership tra l'accademia e il colosso Sony, che pesca i migliori giapponesi di 14 anni e li porta negli Stati Uniti” racconta Valsecchi, 57

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“Qui la musica fa troppo rumore, andiamo fuori?”. Questa piccola accortezza fa capire che tipo sia Marius Copil. Aveva appena lottato per due ore e mezza, vincendo la sua terza partita agli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It) battendo il polacco Kacper Zuk col punteggio di 6-7 7-5 6-4. Erano trascorsi quasi sei mesi dall'ultima volta in cui aveva passato il primo turno in un Challenger. Dati severi per un giocatore come lui, ex numero 56 ATP e finalista all'ATP 500 di Basilea contro Roger Federer, appena quattro anni fa. Un giocatore di classe, dal tennis pulito e talentuoso, una bellezza per gli occhi. Ma Copil è anche una persona molto intelligente, piena di idee e dalla parlata sciolta. Basta toccare i tasti giusti e le informazioni fioccano, persino maggiori rispetto a quanto chiesto. “A inizio partita pensavo troppo e la mia palla era più lenta – racconta – lui aveva il tempo di fare quello che voleva e serviva molto bene, inoltre faticavo al servizio. Ma sono rimasto sempre positivo, so che c'è sempre una possibilità. Sono diventato più aggressivo e mi sono presentato spesso a rete, anche se qualche volta mi ha passato. Quando vieni messo costantemente sotto pressione magari giochi bene, ma nei punti importanti regali qualcosa. Ho avuto il merito di accettare quello che succedeva sul campo, ho giocato libero, mi sono divertito e qui mi piace molto, la gente fa il tifo per me”. In effetti Copil è un frequentatore abituale dei tornei italiani. L'anno scorso ne ha giocati nove (più San Marino) nel nostro Paese. “Amo l'Italia – dice con un sorriso – mi piace il cibo, la gente, si gioca in belle città e poi è vicino a casa mia. L'anno scorso ho avuto un po' di problemi personali, quindi

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Esordio vincente per la prima testa di serie. Nella sessione serale di martedì, Jurij Rodionov ha superato con un doppio 6-3 l'australiano Li Tu, dando un piccolo dispiacere a chi ricordava la lunga militanza trentina di Jack Reader (tecnico di Tu) negli anni '80 e '90, quando insegnava tra Trento e Riva del Garda. L'austriaco di origine bielorussa si è affidato alle sue armi principali, servizio e dritto, garantendosi turni di battuta piuttosto semplici. Ha faticato soltanto in avvio di entrambi i set, poi ha concesso le briciole al suo avversario. Da parte sua era ben più competitivo nei turni di risposta e ha scippato il servizio a Tu in tre occasioni. Non c'è mai stata la sensazione che l'australiano potesse allungare il match, anche perché nel dialogo da fondocampo era spesso in affanno, nel tentativo di rallentare la velocità dello scambio. Classe 1999, Rodionov si è avvicinato ai top-100 ATP sul finire della scorsa stagione (è salito al n.120), ma quest'anno non ha ancora vinto due partite di fila, pur avendo alternato i Challenger ai tornei più grandi. In generale ama queste condizioni di gioco, come peraltro ha dimostrato sul finire del 2022, ed è certamente tra gli accreditati per la vittoria finale. Accompagnato da coach Richard Waite, attualmente è numero 2 d'Austria alle spalle di Dominic Thiem. Tuttavia, il pessimo momento di forma del connazionale potrebbe anche aprire scenari di leadership nazionale. Mercoledì si completeranno i match di primo turno, ma si giocheranno anche quattro incontri degli ottavi di finale: nel pomeriggio, Marcello Serafini proverà a dare continuità dopo l'exploit contro Gigante, sfidando il belga Gauthier Onclin. In precedenza ci sarà l'esordio di Giulio Zeppieri nel derby azzurro contro Gianmarco Ferrari. Ancora una volta, in sessione serale ci sarà il talentuoso Dominic Stricker (opposto all'esperto francese Mathias Bourgue).

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Una chiacchierata con la direzione tecnica degli Internazionali di Tennis - Città di Rovereto. Marco Fermi e Luca Del Federico toccano diversi argomenti: l'inizio della loro partnership, le ragioni che li hanno spinti a partire proprio da Rovereto, le complessità del ruolo di direttore di torneo, la peculiarità di dividersi un ruolo così delicato e... rispettivi pregi e difetti!
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C'è stato il rischio che ci fosse la seconda eliminazione eccellente. Dopo l'inatteso KO di Matteo Gigante, gli Internazionali di Tennis - Città di Rovereto (73.000€, Play-It) stavano per perdere anche la testa di serie numero 2 Dominic Stricker. In svantaggio di un set e di un break contro il rampante Mili Poljicak, lo svizzero si è ripreso appena in tempo e poi ha dominato il terzo set, imponendosi con il punteggio di 3-6 7-5 6-1. A dispetto di una struttura fisica rivedibile, il croato (campione in carica di Wimbledon junior) ha espresso un tennis frizzante e una pesantezza di palla davvero notevole. Dopo aver annullato quattro palle break nel terzo game, il croato è stato il miglior giocatore in campo nella parte centrale del match, sfruttando il gioco a intermittenza di Stricker. Il match sembrava concluso quando due doppi falli dello svizzero nel settimo game del secondo set portavano Poljicak sul 6-3 4-3 e servizio. A un passo dal traguardo, il 18enne di Spalato si è disunito ed è improvvisamente uscito dalla partita, perdendo dieci degli ultimi dodici game. Un grosso sospiro di sollievo per Stricker, che anche a Rovereto si è presentato con l'auto griffata con la sua immagine, omaggio di uno sponsor. Le sue qualità non si discutono, ma dovrà trovare quella continuità che per adesso gli ha impedito di entrare tra i top-100 ATP. Al secondo turno se la vedrà con il vincente del match tra Michael Geerts e Mathia Bourgue, uno dei sette match di singolare in programma nella giornata di martedì. In campo anche i due qualificati italiani (Arnaboldi e Travaglia), poi il clou sarà nel serale con l'esordio di Rodionov contro l'australiano Li Tu, allenato da quel Jack Reader che è tornato a Rovereto dopo tanti anni. TRAVAGLIA IN TABELLONE, GIGANTE GIÀ FUORI

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Sono trascorsi quasi 21 anni dalla prima partita di Andrea Arnaboldi nel circuito professionistico. Aveva poco più che quattordici anni quando gli diedero una wild card per le qualificazioni del Challenger di Olbia. Da allora ha giocato più di 1000 (!) partite, ma non avrebbe immaginato di ritrovarsi contro... suo cugino. È accaduto al turno decisivo delle qualificazioni degli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It), laddove ha conquistato un posto in tabellone battendo il giovane Federico, classe 2000, con il quale ha un rapporto davvero speciale. Il derby in famiglia è stato la storia del giorno al Pala Baldresca: una storia terminata con la vittoria del più esperto, un 6-3 6-4 che poteva essere più netto se Federico non si fosse avvicinato dal 5-2 al 5-4 nel secondo set. Con questo successo, Arnaboldi ha prolungato la sua permanenza a Rovereto e troverà al primo turno un altro qualificato, il britannico Charles Broom. “Essendo iscritti allo stesso torneo sapevamo che ci sarebbero state buone possibilità di affrontarci – dice Andrea – ci alleniamo spesso insieme e abbiamo preso il match di oggi come una partita in più, sia pure con la consapevolezza che oggi c'era qualcosa in palio. Ma la routine è stata la stessa: ci siamo allenati insieme, abbiamo pranzato insieme, ci siamo riscaldati insieme... Certo, all'inizio è stato un po' strano trovarmelo davanti: l'ho visto nascere ed era mio avversario perché facciamo lo stesso lavoro. Però è stata una bella emozione. Passati i primi game, è stata una partita normalissima”. I CONSIGLI DI ANDREA È sempre interessante ascoltare le sensazioni di un giocatore, perché da dentro il campo c'è una percezione diversa. E da fuori sembrava che fosse Federico il più nervoso tra i due. “Sinceramente non mi è sembrato – dice Andrea, che ha compiuto

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In questo suggestivo filmato, il presidente del Circolo Tennis Rovereto Giorgio Trentini racconta la storia recente del club, la genesi del torneo e gli obiettivi futuri di un circolo che è già un punto di riferimento per tutto il territorio. E non solo.
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Ha lottato, ha sbuffato, ha sofferto... ma alla fine ce l'ha fatta. Gli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It) non potevano chiedere un esordio migliore: bagno di folla da una parte, la vittoria del giocatore di casa dall'altra. Già, perché Giovanni Oradini è nato proprio a Rovereto e ha un legame speciale con la sua regione, la sua terra, il suo circolo. Un legame che sente ancora più grande dopo la scelta di vita compiuta anni fa, quando ha accettato una borsa di studio per andare a studiare negli Stati Uniti, in Mississippi. Lì si è formato l'uomo, il professionista e il giocatore attuale. Oggi è numero 383 ATP dopo aver toccato la 352esima posizione a gennaio, e non gli era mai capitato di giocare un torneo così importante dalle sue parti. Ok, a Rovereto aveva vinto un torneo Open, ma un ATP Challenger è un'altra cosa. A maggior ragione dopo una battaglia piena di scambi e sudore contro Jeremy Jahn, esperto giocatore tedesco che oggi è fuori dai primi 600, ma che qualche anno fa era stato tra i top-200. Oradini si è imposto col punteggio di 6-3 4-6 6-4 e la vittoria è particolarmente saporita, perché il match si era complicato dopo che per un set e mezzo era parso un impegno di routine. Oradini ha gestito fino al 6-3 4-2, poi è stato vittima di un passaggio a vuoto che ha riammesso al match il tedesco. “A un certo punto sono stato meno aggressivo, ma sono stato bravo a tenere duro nei primi game del terzo set, fino al 2-2, perchè sentivo che in quel momento stava giocando meglio di me. In quel momento mi sono detto di essere più aggressivo, spingere per fare male alla prima occasione, e per fortuna è andata bene.

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